28.6.11

Coincidenze

Apprendo (con poca sorpresa, devo dire, visti i rumors che circolavano già in questi giorni - vd. ultimo numero de L'Espresso) che, finalmente, sostituzione e trasferimento sono stati compiuti: il cardinale Angelo Scola, già Patriarca di Venezia, è il nuovo arcivescovo di Milano.
Sì, uno dei migliori rampolli di don Luigi Giussani.
Sì, Giussani, il fondatore del movimento di Comunione e Liberazione.
Sì, uno dei movimenti religiosi di santaromanachiesa.
Come? Non "religioso"? Be', ecclesiale...
Neanche "ecclesiale"?
Be', insomma, non siamo qui per ricordare che anche Roberto Formigoni, illustre presidente della Regione Lombardia, può vantare le sue origini cielline. Suvvia.
Quindi smettiamola di ghignare, insinuando che di mezzo ci sia sempre una mossa politica. No, proprio no.

Sempre lì a sindacare e puntare il dito, noialtri; ammettiamola pure, ogni tanto, qualche coincidenza.
Come in questo caso, coincidenza, semplice coincidenza: alla Regione un ciellino, al timone ecclesiastico un ciellino.
Coincidenza, pura coincidenza: Pisapia (quello della moschea, quello della 'stanza del buco', per intenderci) neo-sindaco di Milano, Scola (rampollo di Giussani, pupillo di BennyXVI) neo-vescovo.
È che noi siamo malpensanti.






18.6.11

Sciacallaggi

Nessuna pretesa.
Soltanto, mi dicevo: come non condividere questo pezzo di poetica, rara umanità?

(le parti annerite sottendono il mio nome e cognome reali e la mia cittadinanza: "Noi sappiamo chi sei")


Specialmente quando trattasi di risposta ad un commento - amareggiato, sì, ma comunque assai rispettoso e pacato nei toni - sul triste destino (anche dopo la sua scomparsa) di una delle artiste più inarrivabili e, per me, fonte di dolcezza e tenerezza uniche.

Manco a dirlo, il lavoro dello staff - lavoro di diffusione (?!), di promozione e divulgazione (??!) - è attualmente diretto dalla s.ra Sisini: ma non è un po' troppo semplice guadagnare sui talenti altrui?
E come pretendere, poi, dediche e tributi da parte di una - già più che risibile - amministrazione comunale (quella della città natale dell'artista, intendo), quando Giuni Russo = Un'estate al mare o, ben che vada, Alghero?

10.6.11

Diversità mutanti

Non sono un amante dei fumetti. A parte Topolino e i di lui parenti quand'ero bambino, a parte una decina di numeri di Diabolik comprati e letti per ammazzare qualche minuto sul treno, non ho mai letto molto del genere.

Sì, ho provato, una volta, a comprarne un numero; ma vedendo il rapporto quantità (non più di quattro fogli) - prezzo (ai tempi circa duelleuriecinquanta, se non ricordo male) e considerando la mia innata (leggasi però: mai nata) disposizione per i fumetti, appunto, ci rinunciai in partenza.
Sto parlando della più che famosa serie della MarvelX-Men.

(fonte: comingsoon.it)

Ma ieri sera sono andato a vedere l'ennesimo film della serie: X-Men, L'inizio.
Che poi è il prequel dell'intera trilogia, come da sottotitolo.
Trilogia che vidi parecchi anni fa, e tutta d'un fiato.
So bene che tutt'e cinque le pellicole (la quarta è lo spin-off su Wolverine, che alla mia lista, peraltro, ancora manca) hanno stravolto alcuni aspetti della storia narrata nel fumetto - con molta rabbia e astio da parte dei fedelissimi e degli intenditori, immagino. Ma, detto tra noi, non è che a me importi granché.

Dicevo, parecchi anni fa divorai l'intera vicenda dei mutanti per come è stata resa sullo schermo: e divenne passione (o quasi) a prima vista (visione). Perché lì dentro c'era tanto, ma davvero tanto. Ed era, in qualche modo, per me.
E così ieri sera: dopo averne trepidamente atteso l'uscita, in buona compagnia mi sono fiondato al cinema, per apprendere, finalmente, l'origine di tutto. E le aspettative, la curiosità e il piacere non sono stati delusi affatto.
Preciso che non amo nemmeno i filmoni americanoni con tanto di effetti speciali super-mega-galattici  e colossali: non digerisco, mi danno fastidio i film sulle catastrofi del giorno dopo o sulle statue della libertà sommerse dalle acque o cose così. 
Ma, va da sé, laddove si parli di super-poteri e super-eroi il minimo che tu possa sorbirti sono proprio i super-effetti. E ci sta.
Ci sta, se gli effetti di regia, fotografia e sceneggiatura non fanno altro che amplificare altri effetti, che stanno ben più in profondità: altri affetti.
Io non so se gli autori della Marvel abbiano iniziato la saga avendo in testa quello che ho io in testa e in cuore; e però cosa potrebbe significare, altrimenti, la storia di Erik Lehnsherr, poi quella di Charles Xavier, e quella di tanti altri personaggi? Cosa potrebbe significare la loro "mutazione"? Cosa potrebbero significare la loro comune vicenda e i loro intrecci? E cosa certe battute e certi dialoghi che, una volta fuori dal cinema o spento il monitor, ti ritrovi dentro a scavare e spalare?    
Lo confesso: io mi sono commosso, di nuovo - con tanto di lacrimuccia. 

Bah.

8.6.11



Io non so, non l'ho ancora capito, se la riconciliazione consiste in questo e non so quanto ancora perderò di me stesso.
E non so se gli altri saranno disposti ancora a perdere per strada pezzi di sé, poco alla volta.
Mettersi in discussione, inevitabilmente, mette in discussione.

Non so se questo abbia contribuito a rivangare quelle parti di me che talvolta mi sembrano tante pozze di acqua stagnante. E se sia stata proprio la riconciliazione a ridestare le scosse dall'abisso. (O i troppi caffè?)

Non lo so se, invece, il sisma è stato scatenato dai racconti di violenza che ho dovuto ascoltare e lenire di consolazioni e sostegno in questi ultimi due giorni.

Non so se serva chiedersi come mai e perché; non credo.

So soltanto che riflettere può opacizzare.
Che i tentativi di guardare-attraverso talora distorcono e tradiscono.
Che ogni cosa - o quasi - lascia impresso il proprio segno.
E che, ogni tanto, scoprirsi gli occhi e lo sguardo rende l'effettiva realtà di luce e colori, attenuando un po' il buio e le ombre.
Un acquazzone. Un bell'acquazzone ci vorrebbe: un diluvio.
E non per cancellare o purificare. Non per spazzare uomini, ricordi e lordure.
Ma solo perché possa sentire quel rumore, l'acqua, quel profumo. Vedere la tempesta.
E non ditemi che l'acqua è inodore, incolore e insapore: tanto non ci credo.

3.6.11

L'ho nascosto a me stesso per troppo tempo.
Ho esultato nella più assoluta segretezza, ho trepidato davanti alle prime proiezioni, ma senza darlo a vedere; facendo in modo che emergesse anche stavolta la mia diffidenza, il mio malizioso distacco, i "tanto è sempre tutto uguale e sono sempre tutti uguali...".
Ho detestato la fin troppo scontata euforia dei fedelissimi e sospettato una loro candida e smaccata faciloneria o - che potrebbe essere lo stesso - una cieca e studiata faziosità.
Reprimendo la mia personale e innata (ma anche motivata) simpatia e stima per l'uomo che è, in sé.
Ho ghignato, stizzito, davanti ai grilli sparlanti e subdolamente ambiziosi che gli davano addosso, che davano addosso anche a lui. Solita solfa.
Non è tutto oro quello che luccica, certo. E il cavallo buono si vede a lunga corsa, ci mancherebbe.
Però, intanto, mi godo il signorile e professionale garbo dell'uomo; mi godo le sue uscite posate e sferzanti, anche e soprattutto nei confronti dei propri capoccia che gridano le vittorie altrui ad un microfono. 
Consapevole anche del fatto che non abito a Milano e che Milano non è il mondo. Né il migliore dei mondi possibili.




Ok, sarò ancora più sincero: è stata la scelta dell'arancione ad avermi definitivamente, totalmente conquistato.