Da quando ho cominciato a masticare l'inglese, da quando - già un po' di tempo prima - ho cominciato ad ascoltare musica in inglese e a volerne capire il significato (ebbene sì, sono di una pedanteria pesante pesante, e già quando ero più piccolino e le connessioni internet flat erano ancora un privilegio per pochi esperti, mi collegavo per cercare le traduzioni delle canzoni - per la gioia di mio padre, che si ritrovava bollette telefoniche non esattamente irrisorie), insomma, da quando ho confidenza con la lingua anglo-americana, mi ha sempre ammaliato l'espressione 'to feel blue'.
Per quante domande si possa porre generalmente un fanciullo, alla fine mi rassegnavo sempre. Ma con gli occhi del quarto di secolo mi accorgo che:
- la formula continua ad esercitare su di me la sua malia;
- non era vera e propria rassegnazione.
Presente quando uno assaggia qualcosa, una bevanda, un vino per esempio, e ha bisogno di tempo per assimilarne il gusto, per assimilare se stesso al sapore (e odia il proprio padre quando, avendo lui procurato un vino nuovo, fiero della sua scoperta, a tavola non aspetta altro che tu accosti il bicchiere alle labbra per chiederti, scalpitante, sporgendosi dal suo posto: 'e allora, com'è'? e tu, premeditando giusta vendetta, avresti voglia di urlare in ugro-finnico o persino in esperanto: 'papà, ma non vedi che ho solo appoggiato il bordo del bicchiere al labbro inferiore?!?'...ma sto divagando, sorry)?
Dicevo: credo che quella bella e unica espressione inglese sia decantata in me, per tutto questo tempo.
Non che io non ne abbia cercato il significato, intanto; ma ha sempre lasciato un'impressione di sfuggevolezza: come si è arrivati al significato attuale di 'to feel blue'? Certamente una spiegazione ci sarà (e se qualcuno di voi - Gno, mi è sembrato di capire che tu e l'inglese ve la intendiate molto bene - la conosce, sarei felice di apprenderla), ma la malia ha sempre annebbiato la morbosa curiosità e la pedanteria da letterato.
Di sicuro noi italiani - figli di una sintassi maggiore, oltre che di un dio minore - non abbiamo una locuzione di cotanta bellezza, per esprimere un concetto altrettanto alto; per esprimere qualcosa che, di per sé, è inesprimibile, indefinibile (come definire, d'altronde, i sentimenti che si provano quando uno feels blue? Di questi tempi si preferisce ricorrere a nomenclature come 'depressione', 'ansia' o, bene che vada, 'scazzo', 'malinconia/melanconia' ecc.: una parte di me darebbe la colpa di tutto ciò a Cartesio e ad Hegel, ma potrei argomentare - credo - se solo avessi studiato meglio la filosofia ai tempi del liceo; ad ogni modo, resta il fatto che la nostra cultura deve comunque definire, cioè incasellare).
Gli anglofoni hanno associato l'indefinibile ad un colore, un colore, dico!
Blu è il cielo, blu è il mare: sopra e sotto, cioè praticamente ovunque!
Tutto questo perché in questi giorni, tra le altre cose, continua imperterrito l'ascolto di Hegarty, angelo o no che sia...
(E, per inciso, farò anche presente all'analista questo frequente ricorrere alla metafora enologica associata al genitore, quando sarà...)
8 commenti:
CLAP! CLAP! CLAP!
Mica male trovare e concedersi il lusso di meditare su una parola, sorry, un'espressione!
Mi era tornata in mente due gg fa mentre guardavo un telefilm da due lire sulla 7 - che affermano ambientato a Chicago ma invece è girato a Toronto - mentre preparavo il pranzo. Veniva usata per indicare una stanza dove smaltire la depressionescazzomalinconia provata da un gruppo di persone.
E mi era rimasta incredibilmente in testa, insieme ad altre considerazioni che non c'entrano niente.
sticalme (stia calmo?)
Ciao, ho ricercato perchè si dica così ma non c'è un motivo specifico salvo che il colore blu per gli americani è sinonomo di tristezza. SO I've got the blues, blue in the face, feeling blue hanno connotazioni depressive. E' vero che emotivamente il blue è un colore sobrio, intimistico. SO che nei bordelli indiani dipingono di blue le stanze per tenere calmi i clienti... E credo che questo accada anche nei manicomi ma non ricordo dove l'ho letto o visto.
LA cosa bella di imparare altre lingue è proprio quella che ti aiuta ad uscire dalle righe. Di vedere le cose differentemente. Ma noi abbiamo la parola Mesto che è bella, anche se non indicativa di un'immagine come quella inglese Ma ricorda diamo per scontato quello che abbiamo, la nostra lingua è musicale, più che visiva, e sono convinta che da qualche parte qualcuno sta arrotolando la lingua attorno a mesto, assaporando la struggente melodicità della parola che a noi dice poco....;-)
astaking (una s di più e avevamo hard core!)
BTW, la parola WOP che veniva usata come nomignolo per gli italiani guappi di un tempo era l'acronimo di With Out Papers, quindi illegali...
Questa la sapevo!
brocora
Gno, grazie mille delle tue informazioni, graditissime!
Sapevo di poter contare su di voi.
E, davvero, 'mesto' è una bella parola, forse pure evocativa...ma, secondo me, non quanto una formula che, per qualsiasi cosa stia, usa comunque un colore...boh, a me questa cosa piace, piace molto. Forse è anche vero che diamo per scontato quello che abbiamo, però diciamo pure che ci si impegna anche poco a valorizzarlo o a farlo emergere, in un modo o in un altro...
Mel, attendo le tue considerazioni (oltre al tuo post sugli amici ;-) )
Ecco l'appuntino che cercavo!!! Avevo solo sbagliato blog perché lo cercavo su "Come una tigre di carta".
Le considerazioni erano su quanto potrebbe cambiare un'intera vita se ad un certo punto si facesse una scelta diversa (tipo "sliding doors") ed erano state stimolate da Toronto... Un giorno spiego.
Per quanto riguarda gli amici in questione... Non leggono il blog, non ne sanno neppure il titolo, quindi... In teoria potrei scrivere di tutto, ma non lo farò. Ho provato a buttare giù qualcosa, ma non mi piace: il patetico mi indigna.
mickind (my kind?)
Scusa, lo so che non sono cavoli miei ma mi manchi un po'.
Quando torni? Ma tornerai?
stessa cosa vale anche per me, manchi - e basta. Torna al blog 1qq!
gemongre
Ciao Mel, ciao Gno...
Mel, sono io che mi scuso con voi, per la mia latitanza. Solo che per una serie di cose (pratiche e non) non ho più scritto (e inoltre vedo soltanto adesso i vostri commenti: non mi collegavo al blog da un po'). Ma ogni tanto ho tenuto d'occhio i vostri aggiornamenti, tramite mail...non so se tornerò a scrivere, né quando. Ma mi fa molto piacere continuare a tenerci in contatto...a presto!
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