7.12.10

Come ieri

Io me lo ricordo quando ho cominciato a svegliarmi la sera.
Nel senso che, da un certo momento in poi, di sera, dopo un'intera giornata trascorsa quasi nell'indifferenza e nella distrazione più totali, come in perenne dormiveglia - uno strano ma inerme e sonnacchioso fastidio verso tutto e tutti - cominciavo a nutrire una specie di interesse verso il mondo, verso la realtà. E - dico - quel momento lì, quel periodo lì io me lo ricordo.
Erano i tempi delle scuole medie, perciò era anche l'inizio della mia adolescenza.
Un pomeriggio (o forse dopo una serie di pomeriggi), fra le tante cose, scoprii che mi scocciava terribilmente fare i compiti. Mi scocciava.
Ma se non era lunedì mercoledì o venerdì - giorni che mi tenevano a scuola sino alle cinque del pomeriggio e poi, subito dopo, per le vie ripide e strette del quartiere medievale della mia cittadina, che tutto facevano fuorché riportarmi a casa nel minor tempo possibile (e io le sceglievo di proposito) - e se non erano i giorni dedicati al 'cazzeggio artistico' con alcuni dei miei compagni e/o amici, allora c'era poco da fare: niente scuse per non studiare.
Non che non mi piacesse studiare, tutt'altro. Era forse l'idea di studiare e l'idea di studiare a quell'ora, in tempi stabiliti, che non mi andava proprio giù. Che, addirittura, mi faceva venir voglia di piangere. Mi faceva avvertire come un peso assurdo al petto e sulle spalle.
Così ad un certo punto (un pomeriggio? due pomeriggi di seguito? due pomeriggi distanziati? tre, quattro?) cominciai a fare niente, pur di non studiare; pur di non studiare a quell'ora. E il pensiero che ci fosse questa massa di libri da leggere, di quaderni da scrivere, nozioni e concetti da capire e apprendere che aspettava solo me e che si raccoglieva soltanto per me, lì, in quell'angolo, paziente e rispettosa dei miei tempi, questo pensiero mi esaltava, mi mandava in una lucidissima estasi.
Ricordo che poi, dopo cena, l'idea di dovermi mettere alla scrivania e fare tutto ciò che non avevo fatto nel pomeriggio - spazzati via più o meno subito tutti i sensi di colpa del caso - mi infondeva un coraggio, un gusto, una passione tali che diluivo il mio lavoro in modo da prolungarlo fino a dopo la mezzanotte, quando in casa non ci sarebbe stato più nessuno tra i piedi. Ero padrone di me, ero presente a me stesso, a quello che volevo.
La cosa più strana (e che forse non capirò mai fino in fondo) è che di tanto in tanto sentivo l'esigenza di alzarmi, camminare, andare in terrazza e guardare fuori, vedere quanta gente (anche e soprattutto nelle case più lontane) fosse ancora sveglia; immaginare chi, tra tanta gente, guardasse la tv, cosa stesse guardando. E ad ogni pausa e ad ogni controllo facevo attenzione, naturalmente, a quante luci intanto si fossero spente, a quali finestre illuminate mancassero adesso alla mia visuale.
E - ricordo - sentivo un legame, una specie di filo invisibile e sottile che univa me a quelli che - a mezzanotte, all'una, alle due - ancora non andavano, neanche loro, a dormire: noi, così pochi...
Persino con le luci delle lampare sul mare, là in fondo. Perché sapevo che lì c'erano vite come la mia; forse con la differenza che loro non sarebbero andati a dormire, di notte.
Io sì...


5 commenti:

Melinda ha detto...

Che bel post.
Sì, diventiamo padroni di noi stessi quando prendiamo possesso del nostro tempo. Quando decidiamo noi cosa farne. Anche se si tratta solo di un pomeriggio e null'altro. E poi il fascino della notte, dell'oscurità, del suo silenzio che avvolge, che ci fa, irrimediabilmente, sentire adulti. Condivido.

Melinda ha detto...

Un'altra considerazione: solo in età adulta mi sono liberato dai fantasmi che terrorizzavano le mie notti. Ho scoperto che quell'enorme spazio di tempo dominato dall'oscurità aveva una sua capacità di accogliere e non uccideva. Altro tempo da essere vissuto.

UnoQualunque ha detto...

Ciao Mel. Grazie delle tue considerazioni, che per certi aspetti hanno completato il quadro :)

ignominia ha detto...

hai un po' l'animo ribelle, ....e forse sei anche un po' vampiro? :-)
cyxquibe

UnoQualunque ha detto...

Un vampiro ribelle...
;)