20.9.10

Oscuri mali

Alle volte, alle due di notte, ti capita di pensare e di chiederti: "E se la finissi qui?"
Quello che senti è una pienezza, una pienezza di vuoto.
Poi, magari, non lo farai mai, non compirai mai il gesto che mette fine a tutto.
Però quel peso continui a sentirlo. Continui ad avvertire la confusione di vuoto che ti riempie le viscere.
Di lacrime, neanche a parlarne. Eccome se ci vorrebbero.
La gente la chiama 'depressione', 'ansia', 'tristezza', 'male oscuro'...Alla gente piace dare nomi. C'è una malattia ben più grave di quella che la gente chiama 'malattia', ma è come dispensata, esonerata dall'obbligo di possedere un nome, di essere definita: la malattia della categorizzazione, la sindrome da categorie.
Che sia questa l'origine di molti malesseri?
Che il 'male' voglia rimanere 'oscuro' perché non vuole nessun nome, nessuna categoria imposta?
E ci si illude che alcuni si deprimono, altri, graziadio, ne scampano.
No, non voglio fare di tutta l'erba un fascio o mal comune mezzo gaudio, o altri detti del genere...
Semplicemente mi domando se la gente ci è o ci fa.

17.9.10

Cambiamenti

Può essere sufficiente spostare il portatile da una stanza all'altra, dare una spolverata al tavolo, togliere libri - magari per appoggiarli sulla panca, così, senza ordine - già letti, tirare fuori i nuovi, da leggere.
Per riattivare ricordi di mesi passati, di giorni trascorsi e volati via. Di te, com'eri. E come adesso non sei; o di te come continui ad essere, non si sa.
Ma non ci vuole Eraclito, per dire che non si è sempre gli stessi.
Io, ad esempio, oggi l'ho visto guardando il mio riflesso su uno schermo spento, dopo aver spostato il portatile da una stanza all'altra, dato una spolverata, tolto libri, ecc...
Sono sempre convinto, in fondo, che la mia vita sia come la vita degli altri meno qualcosa.
Un piatto meno una porzione.
Una pomelia meno l'odore.

2.9.10

Pretese, aspirazioni...
Quando, invece, sarebbe il caso di prendere atto. Semplicemente prendere atto.
Forse è una sensazione divina. Un potere degli dei, una qualche arma o capacità soprannaturale.
O, magari, è semplicemente umano, troppo umano (come ha detto qualcuno).
Avvertire questa specie di pressione, di peso che ti strozza il fiato, che te lo mozza, te lo strizza; e tu ti senti come sul ciglio di un burrone ma con la certezza che non cadrai, mentre, piuttosto, lo desidereresti. Per non sentirlo più, per non sentire più.
Non dico che è negativo, no no.
E' solo che questa forma di invasamento fa anche paura. Un po'.

1.9.10

Ho avuto e curato un blog per tanto tempo, alcuni anni fa.
Poi ho cancellato tutto. Si sa, la vita è un continuo cancellare, un continuo dissanguarsi, un continuo medicare. E anche un continuo scrivere, ri-scrivere.
Non so perché mi ritrovo a creare un nuovo blog. O forse sì.
Forse è anche una - strana - specie di liberazione: dare la propria carne in pasto agli altri. Dal momento che a te, spesso, risulta indigesta. La tua stessa carne.
Forse è più facile esibire ciò che a te stesso non concederesti mai di guardare.
Forse in periodi come questi speri - non senza una dose di superbia ed orgoglio - che arrivi qualcuno e ti guardi. Semplicemente ti guardi.
Forse...