Prendi le solite strade (ma anche quelle più insolite), che oramai conosci perfettamente. Incontri, più o meno, le stesse facce di sempre, forse un po' cambiate, ogni tanto tremendamente uguali a se stesse, da secoli.
Getti lo sguardo su vetrine che tardano a rinnovarsi, insegne che si ostinano a restare lì, appese, anche se mezzo bruciate; e su locali, negozi che ti sbattono in faccia, così villanamente e con nessun garbo, il loro aspetto da poco rinnovato. Cammini su pavé e selciati che stanno lì da almeno un cinquantennio prima che nascessi tu e che ti ricordano il tuo tragitto quotidiano dei tempi della scuola, le prime passeggiate con gli amichetti...
Poi capita che imbocchi una strada che avrai percorso in auto circa un miliardo di volte, sempre seguendo il senso di marcia obbligatorio; e ora, invece, tu la imbocchi e la percorri - a piedi - nel senso opposto, quello vietato.
Capita che rivolgi - così, in modo del tutto casuale e assente - lo sguardo a sinistra e capita che assisti ad uno spettacolo che non avevi mai visto fino ad ora. Non dalla prospettiva normale. Non dal senso obbligatorio.