29.11.10

Sensi vietati

Capita che vuoi farti un giro a piedi, nella cittadina in cui abiti - più o meno - sin da bambino.
Prendi le solite strade (ma anche quelle più insolite), che oramai conosci perfettamente. Incontri, più o meno, le stesse facce di sempre, forse un po' cambiate, ogni tanto tremendamente uguali a se stesse, da secoli.
Getti lo sguardo su vetrine che tardano a rinnovarsi, insegne che si ostinano a restare lì, appese, anche se mezzo bruciate; e su locali, negozi che ti sbattono in faccia, così villanamente e con nessun garbo, il loro aspetto da poco rinnovato. Cammini su pavé e selciati che stanno lì da almeno un cinquantennio prima che nascessi tu e che ti ricordano il tuo tragitto quotidiano dei tempi della scuola, le prime passeggiate con gli amichetti...
Poi capita che imbocchi una strada che avrai percorso in auto circa un miliardo di volte, sempre seguendo il senso di marcia obbligatorio; e ora, invece, tu la imbocchi e la percorri - a piedi - nel senso opposto, quello vietato.
Capita che rivolgi - così, in modo del tutto casuale e assente - lo sguardo a sinistra e capita che assisti ad uno spettacolo che non avevi mai visto fino ad ora. Non dalla prospettiva normale. Non dal senso obbligatorio.



28.11.10

Non posso farci niente, non riesco

Non riesco a cedere all'idea o alla constatazione che possa esistere gente cattiva, non riesco a credere aprioristicamente ad una altrettanto aprioristica cattiveria altrui.
E non pretendo di ottenermi un posto in paradiso, pensando e scrivendo questo. Né si tratta di un buon proposito, o di un auto-convincimento placcato di bontà.
Quando mi vedo costretto ad arrendermi a questa sorta di amechania, ogni mio poro, semmai, trabocca di rabbia, rabbia allo stato grezzo. Di odio, anzi.
Lo dico: io odio visceralmente e cruentemente A. e la sua sfacciata ipocrisia, F. che ha preferito cancellarmi dalla sua vita, C. che non risponde, G. che ha detto di me le cose peggiori... Odio, li odio, li vorrei morti, tutti.
E allora quand'è che sono stato votato al silenzio? Dov'è che ho pagato il pegno che mi impedisce di imputare cattiveria a qualcuno? A chi ho garantito maledetta, maledettissima comprensione?

20.11.10

È possibile

che, a un certo punto della tua vita, un autore o - più precisamente - un libro entri a far parte di te? (Anzi, no. È una prospettiva sbagliata, questa, e forse ancora troppo adolescenziale, per me.) 
È possibile che, comprando un libro che hai guardato per mesi e mesi su scaffali di librerie, che hai preso, girato e rigirato fra le mani, hai ricollocato, hai cercato così, a tempo perso, tutte le volte che entravi in una qualsiasi libreria e che mai prima d'ora avevi comprato, è possibile - dicevo - che, appena lo apri, lo leggi, lo divori anzi, ti debba rassegnare - rassegnare, proprio, altra immagine non ho - al fatto che in quelle parole, in quelle frasi e in quei periodi ci sia tu? Non la tua vita, troppo generico e, forse, scontato e rococò. Che ci sia tu: è possibile?
Io ancora non lo so.
Ma come negare la coincidenza di descrizioni e sensazioni (bella scoperta...), di immagini mentali (condivisione sensibilità autore-lettore?) di nomi (ok, capita...), di...date?
Io non credo alle congiunzioni astrali, ai rispettivi oroscopi, alle coincidenze mistiche, al diavoletto tentatore, all'angioletto consolatore, alle tazzine di caffè ecc.
Allora cosa, come posso negare? 
Come posso distruggere questo libro che dal comodino non vuole più schiodarsi e si ostina a posarmi addosso il suo sguardo che tutto rinfaccia e tutto perdona, come una mamma che tutto sa di te e continua, imperterrita, a sorriderti?


  

16.11.10

C'era una volta,

non molto tempo fa, un ragazzo che aveva imparato a pretendere di definire le cose e la vita, le cose della vita.
Questo è bello, quello è brutto. Questo è buono, quello è cattivo. Quello fa male, questo fa bene.
Malgrado la vita e la realtà continuamente gli dimostrassero che neppure in un arcobaleno sono contenute tutte le sfumature concepibili e immaginabili (e anche non immaginabili e non concepibili), questi moniti erano per lui sciocchi tonfi alla porta, inutili nocche battute dietro l'uscio della sua stessa persona.
E in ciò era meravigliosamente aiutato dal suo ambiente: giuste amicizie, rapporti umani ad hoc, un'associazione che vanta tra i suoi ideali l'apertura al mondo ecc., letture formative e chi più ne ha più ne metta.
Finché, un brutto giorno, arriva l'orco cattivo cattivo, o la strega che non era stata invitata il giorno della sua nascita e del suo battesimo, o il funesto incantesimo...comunque, arriva il Male.
Il Male che lo abbatte, il Male che lo tormenta, il Male che lo annienta, il Male che contamina l'immacolata costruzione pluriennale...


Vabbè, insomma...questo ragazzo ha dato un taglio alle favole, va'...

15.11.10

On the road (again)

Ora che mi sono liberato di certe sovrastrutture, di alcune imposizioni (di impostazioni), di certi schemi (di schermi), ora ho potuto leggere Kerouac, Sulla strada.
No, non che fosse - non che sia - un'opera da Indice, né, ancor meno, un libro scandaloso o chissà cosa.
Però il vecchio me l'aveva già riposto in cantina (sarà forse stato anche il fatto di possederlo in quella odiosissima edizione di quella collana che, ahimè, Famiglia Cristiana usava allegare alla rivista molti anni fa? No, questo può certo contribuire, ma non è stato l'unico motivo, proprio no, me lo garantisco).
Comunque, l'ho letto. A quasi 25 anni compiuti, l'ho letto. E pensare che, se vogliamo, è considerato spesso uno degli immancabili classici di evasione, indicato e avidamente bevuto in piena tempesta adolescenziale ecc. ecc. Ok, sono disposto ad ammettere di aver funestamente segnato la mia, di adolescenza. Ok, ok...
Però, forse, non tutti i mali vengono per nuocere. Perché - lo sento - me lo sono goduto pagina dopo pagina.
Certo, ho le mie riserve. Le ho avute, continuo ad averle e, per quanto avvolgente e forte, incisivo sia Jack, nondimeno censurerò sempre - ce la farò, ce la posso fare - l'aggettivo che scapperebbe dalla mia bocca di adolescente (americano) mancato: 'fico!!!' ('cool!!!'). No, non lo dirò, no.
Però...

11.11.10

Lo chiamano 'male oscuro'

quando, invece, il tuo sguardo è terribilmente, spaventosamente, spietatamente lucido e proiettato sull'ieri, sull'ora e sul poi.
Il male è non voler guardare a quello che c'è, guardare quello che c'è.
Non c'è niente che non ci sia. C'è tutto. Maledettamente tutto.