3.5.11

Pigiare l'acceleratore e andare, lasciandosi andare.
Io l'ho sempre detto che mi piace guidare, ma spesso me ne dimentico. Poi, però, per forza di cose, bisogna fare strada, tanta strada - quella non manca, mai. Paure.
Così prendo l'auto e vado. Cento chilometri. Tanta strada per capirsi, per guardarsi un po' di più. Senza considerare che tutto inizia già allo svincolo, con un assaggio di paternità tanto cercata al tuo fianco. E per la prima volta - forse - mi gusto un dolce senso di filiale de-responsabilizzazione. Un regalo. Del resto, i regali più belli e apprezzati (perché non vi è prezzo alcuno) sono quelli che meno ti aspetti, si sa.
La strada si restringe, si allarga; si apre su un mare di piombo e un cielo incazzato nero, eppure clemente - fino a un certo punto. Regali, quanti regali. File di auto che si congestionano per scomparire appena oltrepassato il semaforo: cuore, affanni e pensieri che ti si congestionano, per poi scorrere sull'asfalto liscio - fin troppo liscio - insieme al grigionero degli pneumatici.
La pioggia sono lacrime. Il parabrezza, specchio, o forse anima - o quella cosa lì, comunque si chiami.
E il lavoro di oggi è già mezzo anticipato...

"...e dirò sempre le stesse cose viste sotto mille angoli diversi,
cercherò i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, i visi che si sono persi...
La giostra dei miei simboli fluisce uguale per trarre anche dal male qualche compenso:
e dirò di pietre consumate, di città finite, morte sensazioni,
racconterò le mie visioni spente di fantasmi e gente lungo le stagioni
e canterò soltanto il tempo..."
(F. Guccini, Il tema)


(28.IV.2010)

5 commenti:

ignominia ha detto...

bellissimo 1qq, bellissimo post- non ci capisco nulla però questo non toglie... sembra che tu parli per te, ometti dettagli che spieghino ma va bene,va benissimo così. Mica si scrive sempre e solo per gli altri, anzi, si dovrebbe scrivere per se stessi, ma poi qualcosa ci spinge a rendere pubblico, un nascosto desiderio di essere decifrati forse... e mi hai fatto riscoprire Guccini che mi veniva a noia da ragazza e ora è poesia pura... grazie
ovellyz

UnoQualunque ha detto...

grazie Gno, ma la cosa bella e che ci accomuna è: neanche a me pare di capirci molto :)

Melinda ha detto...

Bello, bello, bello.
Come le pietre dove le nubi bianchissime si adagiano morbide come talco.
Bello come quel verde che sembra impossibile venga da un luogo che nel mio immaginario rimane arso e brullo, ed invece adesso è un'esplosione di verdi, porpora, rosso e giallo.
Peccato essere qui e non lì. Ma me lo sono goduto.
Bravo.
prackran

Melinda ha detto...

PS: per quello che mi riguarda io odio guidare, ma capisco il senso di libertà e scoperta che possa iniettare nelle vene. E' innegabile.
rather

UnoQualunque ha detto...

E bentornato a te, allora, Mel :)