18.1.12

Serata di scazzo e di tristezza. Di quello scazzo e di quella tristezza a cui non saprai mai dare altro nome, di cui non sarai mai in grado di rintracciare un'origine.
Parole dette durante la giornata? Frasi non pronunciate in serata? Cose non fatte, azioni mancate? Gesti compiuti, ma non quelli che, in fondo in fondo, desideravi e ti aspettavi?
'Misterio eterno dell'esser nostro'.

Allora non mi resta altro che riservarmi l'unico spazio davvero mio, davvero per me; dove non c'è altri che me stesso e chi voglio, chi interpello io e solo io: divano e libro.
Vado, però, per farmi una tisana calda, prendo la tazza dallo scolapiatti. La tazza, giustamente, è stata capovolta - altrimenti come potrebbe adempiersi il compito dello scolapiatti?
Sul fondo concavo della tazza rovesciata, altrettanto legittimamente, è rimasta dell'acqua, dopo il lavaggio.
Acqua che non aspetta altro, evidentemente, che intrufolarsi nelle maniche del mio pigiama. Il quale tutto è fuorché impermeabile. E lì mi abbandonerei ad una blasfema, interminabile, serie di litanie, se non fosse che - oltre al fastidio, imponente, che mi procura ogni volta - la sensazione delle gocce sui polsini e sulle maniche è per me qualcosa di agghiacciante. Non so descrivere bene cosa provo tutte le volte che i miei polsi e i miei avambracci toccano il tessuto impregnato sia pure di quattro gocce d'acqua: un misto di brividi, freddo, senso di viscido e...schifo. Non lo so, ma è una cosa che mi porto dietro da tantissimi anni.
Deformazioni 'professionali' mi porterebbero ad associare freudianamente il fattaccio ai ricordi delle volte in cui mia mamma svoltava e risvoltava fino ai gomiti le maniche di me bambino, e mi sgridava invece quando non lo facevo autonomamente e, dopo aver giocato con l'acqua, mi ritrovavo zuppo fino al collo, paventando così la terribile influenza profetizzata dalla mamma.

Prendo il panno da cucina, asciugo più che posso polsi e maniche, faccio colare il miele nella tazza, l'infuso nell'acqua arrivata ad ebollizione. Aspetto e non voglio spiegarmi più niente, non ci provo neanche più. Soltanto, non vedo l'ora di avere tra le mani la ceramica calda, in bocca il sapore d'erba, caldo e dolce. Negli occhi, le parole di 'sto Carver.

Con buona pace di Freud, stavolta. E della mia tristezza. E del mio scazzo.

5 commenti:

Melinda ha detto...

Lo scazzo è lo scazzo, senz'appello.
Azzardo che forse niente e nessuno riesce a tirarci fuori dallo scazzo serio.
Ed è bello vedere che per difendersi ci si chiude a riccio nei gesti che danno sicurezza: anche questa è una forma di difesa.
Capisco e comprendo il fastidio dell'intruso che s'insinua attraverso i polsi, ma forse serviva una scossa al momento di quiete. E l'acqua - ancora lei? questi giorni siamo sommersi da immagini d'acqua! - è servita a premere il tasto pausa, forse a farti imbestialire e sbloccare l'anima.

UnoQualunque ha detto...

Mi piace questa lettura, più di quella tecnica e pragmatica. Molto di più.
Non so se però me l'ha sbloccata del tutto, l'anima: di sicuro, sta arrivando una bella influenza (visto che dovevo ascoltare mamma ancora una volta?)

ignominia ha detto...

Unquaqquino caro, buon anno e ben riletto....
Mi è piaciuto questo tuo stralcio di vita casalinga, questo incidente minimo e spesso inosservato che tu invece hai reso monolitico. Hai descritto bene tutta l'uggia di certi momenti quando all'insulto si aggiunge al danno, sebbene in forma di un polsino sbrodolato. A me capita spesso di trovarmi le maniche del pigiama bagnate, quando ancora non vestita decido di lavare i piatti della sera prima, ed anche lo sgocciolio dannato delle stovigle messe a scolare sopra il lavandino, che se non metti i guanti se ne scende freddino e odioso verso il gomito, è cosa spiacevole anche se non la definirei agghiacciante o schifosa, ma uggiosa e antipatica. E se vi consola ho appena finito di leggere di una mia amica che arrivata nella casa la mare il 24 ha passato senza acqua senza riscaldamento e da sola le feste, fino al 27 quando l'idraulico gli ha detto cosa fare per far ripartire la caldaia. Secondo me vince il primo premio per sculo Natalizio! Mi racconta che era talmente discombabulata e rincoglionita dal freddo che ha cercato il secondo guanto sotto e dentro al divano per 15 minuti fino a che non si è accorta di averne messi due sulla mano destra! E se questo non ti fa sorridere caro 1qq non so più cosa fare!
sylmulc

UnoQualunque ha detto...

Igno! Bentrovata a te. Bello rileggere i tuoi commenti e sì che sorrido (povera amica tua però!)
Sperando sempre che i vostri rispettivi sculi di fine/inizio anno abbiano ripreso la loro strada...

ignominia ha detto...

stesso vada per le tue paturnie, tristezze e scazzi, di qualsiasi natura essi siano... fatti rileggere presto!
lusbi