15.11.10

On the road (again)

Ora che mi sono liberato di certe sovrastrutture, di alcune imposizioni (di impostazioni), di certi schemi (di schermi), ora ho potuto leggere Kerouac, Sulla strada.
No, non che fosse - non che sia - un'opera da Indice, né, ancor meno, un libro scandaloso o chissà cosa.
Però il vecchio me l'aveva già riposto in cantina (sarà forse stato anche il fatto di possederlo in quella odiosissima edizione di quella collana che, ahimè, Famiglia Cristiana usava allegare alla rivista molti anni fa? No, questo può certo contribuire, ma non è stato l'unico motivo, proprio no, me lo garantisco).
Comunque, l'ho letto. A quasi 25 anni compiuti, l'ho letto. E pensare che, se vogliamo, è considerato spesso uno degli immancabili classici di evasione, indicato e avidamente bevuto in piena tempesta adolescenziale ecc. ecc. Ok, sono disposto ad ammettere di aver funestamente segnato la mia, di adolescenza. Ok, ok...
Però, forse, non tutti i mali vengono per nuocere. Perché - lo sento - me lo sono goduto pagina dopo pagina.
Certo, ho le mie riserve. Le ho avute, continuo ad averle e, per quanto avvolgente e forte, incisivo sia Jack, nondimeno censurerò sempre - ce la farò, ce la posso fare - l'aggettivo che scapperebbe dalla mia bocca di adolescente (americano) mancato: 'fico!!!' ('cool!!!'). No, non lo dirò, no.
Però...

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